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Le scuole per il popolo (pedagogia)

 Le scuole di dottrina cristiana 

Castellino da Castello combatte l'ignoranza della gioventù povera. Aveva iniziato ad aprire le porte della chiesa milanese ai fanciulli poveri. Per convincere questi ragazzini, uno dei collaboratori di Castellino ebbe l'idea di attirarli offrendo loro delle mele e promettendone altre se sarebbero tornati in chiesa a imparare le preghiere. Per far andare avanti il suo piano educativo-religioso Castellino fondò nel 1546 la Compagnia delli servi de' puttini (cioè dei bambini) in carità per provvedere all'istruzione dei bambini e delle bambine povere di Milano, attraverso l'istituzione della Scuola di Dottrina Cristiana : dove la formazione catechista veniva insegnata attraverso la lettura e la scrittura.

I docenti erano :

  • il priore : dirigeva la scuola e insegnava la dottrina cristiana; 
  • 3 sottopriori : due dei quali insegnavano a leggere e a scrivere, il terzo era chiamato "silenziere" e controllava che venisse mantenuto il silenzio;
  • il "portinaro" : a lui spettava di aprire e chiudere la scuola, di controllare chi entrava e chi usciva;
  • il "cancelliere" : teneva in ordine i registri e le carte;
  • i "confessori" : confessavano ai bambini;
  • i "pescatori" : avevano il compito di andare per strada e raccogliere i fanciulli;
  • i "visitatori" : visitavano le scuole e ne controllavano l'andamento e la disciplina. 
A Milano la scuola si teneva nei giorni festivi durante il pomeriggio, nei locali delle chiese. Ai ragazzi venivano insegnate le preghiere e le principali regole di "buone maniere".

Giuseppe Calasanzio e le Scuole Pie 

Giuseppe Calasanzio fu ordinato sacerdote nel 1583. Si trasferì poi a Roma nel 1592 e fu colpito dalla vista dei fanciulli poveri.  Aprì quindi una scuola in due piccole stanze della chiesa si Santa Dorotea in Trastevere. Visto che la missione di Calasanzio era quella di educare i poveri nel 1617 fondò le Scuole Pie.

Esse erano innovative ed erano organizzate in modo più scolastico rispetto all'esperienza milanese. Il percorso era diviso in due livelli di 4 anni ciascuno (era la prefigurazione delle attuali scuola primaria e secondaria di primo grado). 

Nel livello base si insegnava a leggere, scrivere e far di conto. Ogni classe aveva un maestro unico. Le classi arrivavano ad avere fino ai 70 alunni, ma erano suddivise all'interno tra : 

  • coloro che imparavano a leggere;
  • coloro che imparavano a scrivere;
  • coloro che imparavano la matematica.
Nelle scuole Pie si imparava a leggere e scrivere in lingua volgare, mentre i docenti che insegnavano agli allievi di buona famiglia usavano far imparare la lettura e la scrittura in latino.



L'opera di Silvio Antoniano 

Silvio Antoniano scrisse il trattato che presenta la riflessione pedagogica sull’educazione propria della riforma cattolica postridentina. Trascorse a Roma buona parte della sua vita e fu accompagnato da due suoi cari amici ovvero : Filippo Neri  e Carlo Borromeo. Carlo Borromeo era per Antoniano il modello di vescovo pastore e di vero cristiano. Fu Borromeo, Che stimava Antoniano, a chiedergli di scrivere un trattato sull’educazione dei fanciulli, che Antoniano scrisse e portò a termine tra il 1580 e il 1000 1582. L’opera è stata pubblicata nel 1584 con il titolo Tre dell'educationae christiana dei figliuoli, costituì per quasi tre secoli il testo di riferimento fondamentale per famiglie ed educatori cattolici. Il testo diede moltissimi consigli su come educare i figli a essere buoni cristiani. Il pessimismo pedagogico di Antoniano faceva sì che egli non comprendesse alcune caratteristiche dell’infanzia, giudicando negativamente i bambini. Il gioco infantile per esempio, era considerato una perdita di tempo. Antoniano era favorevole a impiantare le buone abitudini in età assai giovane ( pedagogia dell’habitus), Antoniano era convinto che occorresse crescere i figli facendogli fare attività di pratica adulta. La disciplina andava insegnata, quando necessario, anche con punizioni corporali.

Antoniano riteneva necessaria un’educazione differenziata in base al genere. Alle ragazze occorrerebbe insegnare di meno, adattando i contenuti al ceto sociale. La donna era vista come inferiore e creatura tentatrice

Angela Merici si dedicò all’istruzione e all’ educazione delle fanciulle, fondando la Compagnia delle dimesse di sant’Orsola. Le prime orsoline non praticavano vita comune. Venivano considerate troppo libere e vennero riunite in comunità monastiche. Altrove esse si riunirono per condurre vita comune dando origine a congregazioni religiose.

Le orsoline svolsero un ruolo importante per quanto riguarda l'accrescere l'opportunità di istruzione per le giovani. Le ragazze nobili o ricche potevano essere educate solo nei monasteri e negli educandati religiosi. Il numero di monache era alto. Le fanciulle più povere erano più libere erano di muoversi, per loro però le opportunità di istruzione erano nulle. A loro si rivolsero le maestre pie degli istituti di Rosa Venerini e Lucia Filippini, che a Roma fondarono le scuole gratuite femminili, agli inizi del XVIII secolo.

Nel 1678 Fénelon pubblicò un libro sull'educazione delle fanciulle. In essa Fénelon sosteneva che fosse giusto impartire alle ragazze un'istruzione più ampia. Riteneva però inutile che si aprissero alle ragazze le porte dell'istruzione secondaria e superiore perchè per loro era inutile la conoscenza delle lingue moderne era più importante apprendere il latino.


"Sentimento dell'infanzia" e disciplinamento sociale 

Tutto ciò che è stato detto si può riassumere in 4 concetti principali :

  • la scuola postridentina recupera i contenuti classici;
  • prevale una concezione dell'infanzia alquanto negativa;
  • si educa il popolo;
  • la femmina è inferiore rispetto all'uomo.
 Per ciascuna tipologia di famiglia era previsto un diverso percorso educativo e scolastico. La principale novità che si affermò tra il XVII e il XVIII secolo fu l'emergere di scuole elementari. Queste scuole furono chiamate in Francia "petites écholes", ovvero piccole scuole, e in Italia "scuole di carità".
L'origine e la diffusione di queste "piccole scuole" s'intrecciò spesso con il bisogno degli adulti analfabeti di imparare almeno a leggere.
L'apprendimento era scandito da fasi prefissate rigidamente : prima si imparava a leggere, poi a scrivere, poi a conteggiare.

Jean-Baptsiste de La Salle e la Conduite des écholes chrétiennes

Jean-Baptiste de La Salle fece il primo tentativo per organizzare una scuola duratura e didatticamente efficiente. Lo scopo era promuovere l'istruzione popolare immaginata come una grande opportunità per civilizzare le popolazioni povere. Nel 1686 costituì con 12 compagni il nucleo iniziale della congregazione religiosa dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Nella seconda metà del XVII secolo Jean-Baptiste de La Salle compilò la Guida per il formatore di giovani maestri e stese le basi della Conduite des écoles chrétiennes, ovvero il regolamento delle scuole cristiane.

Nella pedagogia di de La Salle occorre distinguere 2 aspetti :

  • la motivazione religiosa 
  • la competenza didattica
L'impostazione delle "piccole scuole" era affidata a pochi princìpi :

  • organizzazione scolastica 
  • gradualità negli apprendimenti 
  • educazione morale 
  • accurata formazione dei maestri
Essa fu dettagliatamente presentata nella Conduite des écoles chrétiennes, ovvero una raccolta di indicazioni pratiche sul funzionamento della scuola. 




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