LE TEORIE DEL CONFLITTO
Parsons è considerato un importante interprete della società industriale, rappresentando l'ottimismo della sociologia "ufficiale". Tuttavia, alcuni studiosi hanno evidenziato gli aspetti conflittuali presenti anche in una società apparentemente ben ordinata come quella nordamericana del dopoguerra. Questi aspetti si manifestavano attraverso il carattere coercitivo di molte istituzioni sociali, come la polizia e il carcere, che spesso agivano contro la ricerca della felicità personale, l'integrazione e la giustizia, e in meccanismi nascosti di manipolazione, come l'imposizione di modelli culturali delle classi privilegiate be quelle svantaggiate. In contrasto con il funzionalismo, emersero le teorie del conflitto, che mettevano in luce i conflitti interni della società e chiedevano alla politica di ridurre le disuguaglianze e le cause del conflitto.
CHARLES WRIGHT MILLS
Charles Wright Mills è stato una figura di spicco delle teorie del conflitto in America, noto per le sue critiche accese al potere politico, industriale e militare negli Stati Uniti. Sosteneva che questi gruppi dominanti si influenzavano reciprocamente, mentre l'americano medio era manipolato e privo di reale partecipazione politica, vivendo in una democrazia illusoria.
Mills dedicò gran parte del suo lavoro allo studio del ceto medio americano. In "Colletti bianchi" osserva che, mentre all'inizio del Novecento la maggior parte dei lavoratori erano imprenditori indipendenti, già negli anni Quaranta questa categoria era scesa del 20%. Il nuovo ceto medio era costituito da "colletti blu" (operai) e "colletti bianchi" (impiegati, professionisti stipendiati e dirigenti). Mills identificava due cause principali di questo cambiamento : l'ascesa della grande impresa e l'espansione dell'apparato statale, che avevano creato nuove figure professionali economicamente dipendenti. Tuttavia, questi burocrati erano individui alienati, politicamente apatici e sfruttati da un sistema di potere manipolatorio.
LA SCUOLA DI FRANCOFORTE
La teoria critica, elaborata dalla Scuola di Francoforte presso l'istituto di ricerca sociale di Francoforte, rappresenta la principale corrente sociologica opposta al funzionalismo in Europa, con rilevanti collegamenti anche in America. Tra i suoi esponenti principali vi sono i filosofi Theodor W. Adorno, Max Horkheimer e Herbert Marcuse. Questa teoria non si limita a descrivere i fenomeni sociali, ma si propone di denunciare le cambiare le forme di dominio economico e politico di una parte della società. Contrariamente all'approccio "avalutativo" di Max Weber, la Scuola di Francoforte sostiene che la sociologia deve impegnarsi a sviluppare conoscenze che migliorano concretamente la vita delle persone nelle società.
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